Gregorio Baschirotto ospite di Ali di Rimini
Teseo poté ritornare salvo fuori dallo spaventoso labirinto di Creta, dove uccise il Minotauro, seguendo il filo d’oro che gli aveva dato Arianna.
Sappiamo bene che il filo d’oro rappresenta, fin dai tempi antichi, l’insegnamento della saggezza senza tempo, perché nasce dall’esperienza personale ed è libero dai condizionamenti istituzionali.
Lo stesso viene trasmesso attraverso la forma orale che mantiene la dialetticità e complessità del pensiero, rimane fluida, viva, non statica, mentre lo scritto fissa, cristallizza e immobilizza.
Ma il filo d’oro è esile perché in ogni generazione questa consapevolezza viene tramandata da una generazione all’altra solo da una minoranza di individui.
In occasione del coinvolgente incontro fra il Col. Gregorio Baschirotto e il Col. Maurizio Renganeschi domenica 11 giugno al Museo della Città di Rimini, dove si sta svolgendo la mostra Ali di Rimini, capii che il filo d’oro era integro e lucente.

Il rispetto del “giovane” Maurizio nei confronti dell’”anziano” pilota acrobatico era manifesto anche se non limitava in nessun modo il libero fluire delle emozioni che presto sarebbero stati un fiume in piena di ricordi.
I due interlocutori avevano entrambi vissuto le loro infanzie all’ombra di esempi di eroismo dei rispettivi parenti.
Gregorio Baschirotto, infatti, era il nipote di Gianlino: l’unico aviatore italiano a potersi fregiare due volte del titolo di asso dell'aviazione, avendo ottenuto complessivamente 11 vittorie confermate e 9 in compartecipazione conquistati durante la guerra civile spagnola e nella seconda guerra mondiale. Lo zio era peraltro stato decorato quattro volte di medaglia d’argento, una di bronzo ed era stato promosso due volte per meriti di guerra.
Maurizio Renganeschi, invece, aveva saputo dal papà che il suo bisnonno, Nullo Renganeschi, era stato un Ufficiale della Regia Aeronautica ed ero stato anche istruttore di volo del Duca d’Aosta.
Lo zio Ciro, invece, era stato Sottufficiale pilota conseguendo il brevetto qualche giorno prima dell’8 settembre, mentre il papà Collenuccio che nel dopoguerra sarebbe stato un noto Ufficiale tecnico dell'Aeronautica Militare, nel '43 aveva solo 16 anni ma era staffetta con i partigiani e si trovò anche coinvolto in uno scontro fra truppe canadesi e tedesche.
Nel merito, Collenuccio Renganeschi e Gregorio Baschirotto furono protagonisti di primo piano della storia dei Getti Tonanti, la pattuglia acrobatica italiana, fondata nel 1953, all'interno del 5º Stormo di Villafranca di Verona dove 4 piloti dei Republic F-84G Thunderjet (da cui il nome Getti Tonanti) inventarono molte figure acrobatiche.
Gli stessi sarebbero stati rispettivamente l’Ufficiale tecnico e il pilota della prestigiosa pattuglia, quando nel 1959 i piloti del 5º Stormo vennero nuovamente chiamati a ricoprire il ruolo di pattuglia acrobatica italiana, con base a Rimini e sempre con il nominativo "Getti Tonanti.

A differenza del biennio 1953-1955 la pattuglia si presentò con una formazione di 6 velivoli inventando il famoso "tonneau doppio" esibendosi sia in Italia che all'estero.
Baschirotto aveva l’aereo con la coda arancione e si esibiva in esibizioni mozzafiato e manovre spettacolari a due metri da terra, mentre Collenuccio Renganeschi garantiva l’efficienza e la sicurezza dell’intera flotta.
I due erano grandi amici e si fidavano l’uno dell’altro ci confidava il pilota acrobatico, rivolgendosi con sguardo emozionato figlio dello specialista, che lo aveva accompagnato in avventure fantastiche, benché lo avessimo capito sin dall’inizio di quel magico incontro una domenica a Rimini.